Carissimi parrocchiani di San Marco,
vi voglio salutare in un modo particolare per questo primo Natale insieme con tutti voi. Ciò che ho visto, le persone incontrate in queste settimane, è talmente tanto che la mia memoria non riesce a tenere il passo, ma è evidente che tutte hanno una cosa in comune: successo qualcosa nella vita di ognuno di noi che ci rende immediatamente familiari anche se fino a poco tempo fa non ci conoscevamo.
Di solito gli uomini che non si conoscono sono degli estraneie che l’estraneità sia abbattuta segnala un piccolo miracolo e quando c’è un piccolo miracolo c’è sempre Lui che opera. Lui tra di noi c’è, ed è evidente.
Che cosa dice il Natale?
E’ un annuncio che attraversa i secoli, come un’eco che di continente in continente, di anno in anno, da persona a persona, ridice, racconta, presenta il fatto decisivo di tutta la storia dell’umanità e che cioè il Mistero, il Destino che tutti gli uomini hanno cercato continuamente di scoprire e capire, la Bellezza, la Giustizia, l’Amore, proprio Lui, è diventato uno di noi, si è fatto carne, è diventato nostro compagno di strada e perciò nessuno di noi, mai più, è da solo di fronte alle vicende del mondo e della vita.
E questa è la cosa più incredibile e sorprendente che poteva accadere, eppure così è accaduto.
Questo dice il Natale. Ciò che ognuno di noi in fondo al suo cuore attende e desidera si è manifestato, è diventato un uomo. Lui che è Tutto si è fatto quasi un niente per me.
Perciò nella storia è già accaduta la cosa più utile, più decisiva, più convincente, più carica di conseguenze che potesse accadere per ciascuno di noi.
Il Natale ci chiede di tornare a guardare a quel Bambino imparando da Maria, Giuseppe, Giovanni Battista, i Pastori, i Re Magi, il Santo Simeone … Tutta la nostra vita ha bisogno di tornare ad innamorarsi di Gesù.
Così ognuno di noi a Natale può di nuovo dire: «Finalmente anche per me una buona notizia che aiuta e sostiene la mia vita!».
Ecco perché le parole più belle che possiamo dirci sono: Buon Natale!
don Carlo
(tratto da Vivere San Marco n. 4/2010)
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