Ormai a tutti è evidente che c’è la crisi, che ne siamo pesantemente coinvolti, che sta cambiando la vita di milioni di persone, che aumentano i poveri, che tante aziende chiudono, ma soprattutto che per tanti c’è una specie di rassegnazione, come se non si potesse far niente, non aspettandosi nemmeno più che succeda qualcosa o limitandosi a lanciare invettive contro chi ha responsabilità.
La nostra tradizione culturale, che ha potuto crescere nell’alveo del cristianesimo, ci suggerisce però un’altra prospettiva prima di tutto affermando che la realtà è sempre positiva anche quando sembra mostrare un volto negativo o contraddittorio. Questa è una sorgente di giudizio assolutamente diversa: il nostro Occidente ha costruito il suo futuro accettando le sfide che la realtà presentava con la certezza di un possibile nuovo inizio e con una speranza fondata.
Il papa ad Ancona ha ricordato: “Cari giovani, non abbiate paura di affrontare queste sfide! Non perdete mai la speranza” (11/11/2011).
E’ un invito a guardare la crisi come un’opportunità: essa infatti ci costringe, sta costringendo tantissime persone, a rendersi conto del valore vero di tante cose, prime fra queste il lavoro e la famiglia e mette in moto una grande domanda: su cosa è fondata la speranza di un destino buono per noi e per i nostri figli?…
Un dato importante è il fatto che nella situazione che viviamo continuano ad esserci persone, iniziative, insegnanti, imprese che, pur tra mille ostacoli, continuano a camminare, a rischiare, vogliono rinascere o mettere in piedi qualcosa, con un desiderio di azione che è ben diverso dal limitarsi a cercare una sistemazione o una scappatoia oppure a lasciarsi racchiudere nella logica del “vediamo che cosa si può salvare e che cosa posso guadagnare”.
Non un semplice ottimismo senza fondamento, ma una speranza piena di realismo e di ragioni ci può aiutare e sostenere in questo tempo, una speranza che fa stare l’uomo in una posizione che risveglia l’io e lo mette in moto.
Perché è vero che c’è una crisi peggiore di quella dovuta all’instabilità politica, all’impoverimento e all’incertezza del posto di lavoro, è quella per cui ogni persona si sente in balia di ciò che accade senza aver nulla di saldo su cui fondare tutto, rinunciando a prendere sul serio le ragioni per cui ognuno di noi è al mondo. Ma ogni uomo è fatto per una destino infinitamente più grande, e il nostro cuore lo sa.
Il nuovo cardinale di Milano ha detto: ”La vita del nostro popolo documenta anche l’esistenza di fatti e opere buone che dicono questa sovranità sul male dell’umana libertà, quando si lascia cambiare dalla grazia di Cristo. Sono segni ragionevoli che la speranza, alimentata dalla fede e dalla carità, praticata nelle nostre comunità, è veramente affidabile” (16/10/2011).
E il cardinal Bagnasco ha sottolineato che “i cristiani dasempre sono presenza viva nella storia, consapevoli che la fede in Cristo è un bene anche per la città” (17/10/2011).
Facendoci gli auguri per il prossimo Natale che riafferma Cristo fonte della nostra speranza, siamo così spinti quest’anno, più degli altri anni, a ridecidere se vogliamo far parte di un’opera immensa di costruzione del bene in qualsiasi situazione, rendendo sempre ragione del fondamento della nostra speranza.
Buon lavoro a tutti.
don Carlo
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