Famiglia un bene oltre gli schieramenti sui diritti e sui valori
In queste settimane abbiamo sentito parlare da tutte le parti di famiglia, di unioni civili e di diritti; abbiamo visto una grande manifestazione di popolo a Roma per il Family Day, altre manifestazioni, una “battaglia” parlamentare, discussioni accese con persone certe delle proprie convinzioni sia dall’una che dall’altra parte.
Le affermazioni sulla vita dell’uomo e quindi anche sulla famiglia, che vengono dalla nostra fede cristiana e dalla tradizione culturale del popolo italiano (Dante, Giotto, san Francesco e santa Caterina, Manzoni, le chiese e gli ospedali, le opere di carità e le università, ecc.) fino a non molti anni fa, sembravano condivise dalla stragrande maggioranza del popolo.
Oggi invece si è fatta strada in molti la convinzione della necessità di affermare e di difendere “nuovi diritti”. J. Carron ha scritto di recente: «Qual è la causa dell’asprezza dello scontro in atto?
Una parte dell’opinione pubblica rivendica questi nuovi diritti come una conquista di civiltà, un’altra li considera un attentato ai valori fondanti la civiltà occidentale.
Perciò intorno ad essi si producono fratture sociali e conflitti politici che sembrano insanabili.
Perché tanto fascino e tanta avversione?»
Da dove viene l’interesse e l’attrattiva per questi “nuovi diritti”?
Dal fatto che essi hanno come riferimento esigenze profonde che ogni persona può riconoscere: il desiderio di amare e di essere amati, di vivere in modo significativo la propria sessualità e la propria affettività, il desiderio di essere padri e madri e quindi di avere dei figli, il desiderio di essere liberi, il desiderio di soddisfazione e di bellezza della vita, la difficoltà di fronte alla sofferenza, al dolore e alla morte.
Attorno a questi desideri si svolge tutto il dramma del vivere.
In tempi caratterizzati da una insoddisfazione generale, da una crisi non solo economica, dalle paure del terrorismo e degli stranieri, da una estrema difficoltà di rapporti e di convivenza, e da una ricerca quotidiana di piaceri ed emozioni, l’aspettativa che la liberazione da leggi morali considerate superate, possa, almeno in parte o per qualche tempo, risolvere la vita, è diventata grandissima.
Chi ha avuto il dono di essere coinvolto nell’esperienza del cristianesimo, ha almeno cominciato a scoprire quelle verità sull’uomo e sulla famiglia che fanno parte del contenuto della fede e che anche l’ultimo Sinodo sulla Famiglia ha chiaramente riaffermato.
Tuttavia papa Francesco ci richiama al fatto che «Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato …
Il parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione…
Una pastorale missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza.
L’annuncio di tipo missionario si concentra sull’essenziale, sul necessario, che è anche ciò che appassiona e attira di più, ciò che fa ardere il cuore, come ai discepoli di Emmaus».
Perché papa Francesco riapre continuamente l’orizzonte e non accetta di farsi rinchiudere nei discorsi su valori e diritti che la nostra informazione di volta in volta mette a tema?
Perché abbiamo bisogno di reimparare a stare di fronte a ciascun uomo come ad una persona voluta e amata da Dio, piena di sete di vita, guardandola come la guardava Gesù, con misericordia, non come accusatori o giudici.
E perché, d’altra parte, nessuna insoddisfazione può essere risanata dall’approvazione o meno di una legge.
Che cosa sazia veramente il cuore dell’uomo? Che cosa è l’amore? Che cosa vuol dire procreare ed educare? Perché dobbiamo lavorare?
Come far crescere una economia che non schiacci l’uomo? Come rispondere ai tanti bisogni degli uomini? Che cosa è veramente una esperienza di libertà?
Più teniamo aperte queste domande e tentiamo di rispondervi con la vita, e più amiamo noi stessi ed ogni uomo.
Ma allora l’impegno sociale o politico è destituito di importanza?
No, ognuno come può e quando può, se insieme è meglio, deve lavorare anche per la polis, per il bene comune, nella consapevolezza che ogni azione è solo un tentativo, e che è necessario ogni volta riconquistare la sorgente della novità e della bellezza della vita.
E’ inoltre evidente che ogni tentativo umano, sociale, politico, porta con sé una aspettativa più grande di ciò che un qualsiasi ordinamento può dare.
Ma se una legge non può rispondere alle esigenze profonde del cuore dell’uomo, che cosa, chi può rispondere?
E’ questa la sfida. Siamo chiamati a stare di fronte a tutte le situazioni e alle persone con i loro drammi e le loro speranze, portando il contributo della nostra novità e bellezza di vita, se c’è.
E su questo non si può barare: se c’è, in qualche modo si deve vedere, si vedono le persone cambiare, si vede una speranza, una letizia, altrimenti siamo portatori di poco o nulla.
Mi è stato detto: «Ma le leggi creano mentalità, cambiano la società».
Sì, ma è molto vero anche il contrario.
Nei primi secoli i cristiani avevano tutto contro: potere, mentalità dominante, tradizioni, leggi, eppure, cosa è successo? La novità di vita di cui erano portatori (non proprietari, avevano la coscienza non di avere la verità, ma di esserne stati conquistati), nel tempo, con pazienza, dentro una serie ininterrotta di incontri vivi che rendevano agli uomini familiare Gesù Cristo, è stata protagonista di un cambiamento profondo della società e della persona, portando per tutti un bene, una umanità, un dinamismo, che ha segnato la nostra civiltà occidentale e la segna tuttora. Hanno avuto la pazienza, la forza e la libertà di incontrare tutti, dagli imperatori agli schiavi, dai prefetti che li condannavano ai filosofi.
E noi oggi?
«Dio è reale se si manifesta nell’oggi … Per questo le lamentele mai, mai ci aiutano a trovare Dio.
Le lamentele di oggi su come va il mondo “barbaro” finiscono a volte per far nascere dentro la Chiesa desideri di ordine inteso come pura conservazione, difesa …
Si deve entrare nell’avventura della ricerca e dell’incontro e del lasciarsi cercare e lasciarsi incontrare da Dio» (papa Francesco).
Quanto ha bisogno il mondo di vedere la bellezza di tante nostre famiglie!
E quante nostre famiglie in difficoltà hanno bisogno di riscoprire la sorgente della speranza e assaporare l’abbraccio del Padre pronto a sorreggerle e a portare insieme le situazioni più faticose della vita!
don Carlo Gervasi
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