Fine marzo, di nuovo giornate con la mente occupata da terroristi islamici, bombe, gente straziata. Siamo tutti d’accordo su una condanna senza scusanti e senza appello di fronte alla barbarie.
Papa Francesco al Venerdì Santo ha pregato: «O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei fondamentalismi e nel terrorismo dei seguaci di qualche religione che profanano il nome di Dio e lo utilizzano per giustificare le loro inaudite violenze».
La prima cosa che questi fatti ci devono richiamare è di ricordarci come è fatto l’uomo: è capace di fare il male.
Ogni uomo è capace di compiere il male, tanto male, come questi tempi dimostrano in modo evidente.
Un male che va contro l’uomo stesso, fino a portare la distruzione.
Ma il desiderio del cuore di ogni uomo, del nostro cuore, non è questo.
Sappiamo che siamo fatti per il bene, per il vero e per la bellezza.
E allora come mai tutta questa distruzione sia nel mondo che nella nostra vita?
Quante persone tristi!
Quanti genitori preoccupati per i loro figli!
Quanti ragazzi sfiduciati o disperati! Quante vite che camminano senza senso, sul nulla!
Quanta rabbia! Quanta pretesa nei confronti degli altri! Quante famiglie senza pace!
La nostra vita è ferita, è come ammalata di una malattia del vivere che può continuamente aggravarsi: la tradizione cristiana la chiama peccato.
Il mondo in cui viviamo è falso perché prima di tutto si dimentica questa realtà sull’uomo: il proprio male.
C’è da far fatica per essere “buoni”, ma è una fatica che non si vuol fare.
Dai nostri mezzi di comunicazione, con i quali siamo conniventi perché ne assumiamo il pensiero e l’azione, abbiamo imparato a pensare e a vivere da immorali, cercando di convincerci che si può fare qualsiasi cosa e si può vivere come ci pare, tanto, “che male c’è”?
Invece il male c’è, ed ha assunto ormai forme sociali diffuse e il più delle volte giustificate da buona parte dell’opinione pubblica.
Alcuni esempi. Le statistiche di questi ultimi anni dicono che le famiglie, causa l’impoverimento, hanno comprato meno cibo, ma spendiamo ogni anno (in Italia) attorno a 80 miliardi di euro (è una cifra spaventosa!!) per il gioco d’azzardo.
La cosiddetta “industria del sesso” in Italia usa circa 100.000 donne “schiavizzate” con un giro di affari di 5/8 miliardi di euro l’anno.
I dati statistici sulla popolazione europea dicono che il consumo di droga riguarda il 25% della popolazione.
Che si uccidano i bambini con l’aborto non fa nemmeno più notizia (Madre Teresa di Calcutta la chiamava “una cultura di morte”).
Siamo sempre più attenti alla salute e al benessere degli animali tanto da spendere in Italia 2 miliardi di euro l’anno solo per cibarli (oltre 100 miliardi a livello globale, cifra in veloce aumento).
Niente contro cani e gatti, ma è ragionevole tutto ciò?
E questa sarebbe la nostra cultura occidentale di cui andiamo tanto orgogliosi?
Forse quando ne parliamo dovremmo usare un po’ meno presunzione.
Certo, siamo la culla culturale di valori come la libertà, l’uguaglianza, il valore della persona; ma ormai buona parte dell’Occidente vive un distacco se non un dio sordo nei confronti del cristianesimo che è stato (ed è ancora) il veicolo principale di questa proposta umana.
Seconda osservazione. Un pullman pieno di studentesse, per un colpo di sonno dell’autista, esce di strada vicino a Barcellona.
Morti ingiuste di persone innocenti.
Come in tante altre situazioni.
Chi ci libererà da questa infinita ingiustizia umana?
O siamo uomini veramente religiosi e riconosciamo il Signore che ha condiviso il dolore dell’uomo riempiendolo di redenzione e che ha vinto la morte con la Risurrezione, oppure vince il nulla e resta solo, come diceva Eliot, «l’usura, la lussuria e il potere» e la violenza per ottenerli.
Terza osservazione, rischiando un parziale e provvisorio giudizio politico.
La situazione disastrosa dell’Iraq è figlia dell’intervento occidentale e degli alleati arabi per abbattere Saddam Hussein.
La folle guerra della Siria è iniziativa della coalizione guidata dagli Usa e appoggiata da alcune dittature arabe per rovesciare il dittatore Assad.
Ma anche se lo scopo fosse giusto (tutto da dimostrare), per abbattere un dittatore si fanno 250.000 morti?
Tanti dovranno rispondere di fronte a Dio.
Questi interventi hanno generato l’Isis e provocato la più grande persecuzione di cristiani dei tempi moderni, l’esodo dei profughi mediorientali.
Ultima la Libia, ridotta così da noi europei (soprattutto i francesi) dopo l’intervento per eliminare Gheddafi.
Si possono dire anche le cose scomode?
Ma allora diciamo che forse siamo causa noi occidentali di una buona parte di queste guerre, violenze, ingiustizie.
E abbiamo procurato e finanziato le situazioni per accendere il fuoco di questi folli terroristi islamici. Che cosa possiamo fare ora?
Ognuno ha una sua responsabilità e un suo compito. Nel mondo c’è molto altro oltre a quello che abbiamo già detto in questo testo.
Ed è un molto altro di bene, di persone che seguendo il proprio cuore costruiscono, cercano, vogliono bene, danno la vita, aiutano.
Di questo abbiamo bisogno: di una grande ricostruzione umana e di chi la sostiene.
Qual è il vero sostegno?
Poco tempo fa un “collega” sacerdote mi ha detto «Ma fate ancora la sagra di san Marco?
Non è ora di finirla (sottinteso: finirla con queste cose ormai superate)».
Gli ho raccontato che cos’è la sagra, soprattutto per noi che la facciamo.
Il nostro mondo ha proprio bisogno di luoghi belli, che aiutino la vita e la convivenza, dove poter star bene.
La nostra sagra ne è un esempio, per questo siamo contenti di farla.
Per questo è giusto appoggiare, sostenere, aiutare, tutte le iniziative, da qualsiasi parte vengano, tutti i tentativi che ripropongono, senza paura, una grande umanità.
Una umanità che noi abbiamo imparato vivendo l’esperienza del cristianesimo.
«Noi costruiremo con mattoni nuovi. Vi sono mani e macchine e argilla per nuovi mattoni.
E calce per nuova calcina (…)
C’è un lavoro comune, una Chiesa per tutti e un impiego per ciascuno. Ognuno al suo lavoro». (T.S. Eliot)
don Carlo Gervasi
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