PRIMO INCONTRO CON IRIDE
Era l’inverno del 2010. Rosamaria mi aveva suggerito di andare a trovare Iride e Claudio.
Entro nel cortile del condominio al numero 23 di Via Gorizia e suono il campanello presentandomi come il nuovo parroco. Sento al citofono una serie di esclamazioni festose e si apre la porta. Salgo.
Sono accolto da Iride che, con voce squillante, mi dà il benvenuto e allo stesso tempo mi dice che le dispiace. Devo aver fatto la faccia di uno che non capisce e così mi spiega immediatamente: era contentissima ma le dispiaceva perché aveva scommesso che non sarei andato a trovarla e aveva perso la scommessa!
Entro e mi fa sedere. Mi racconta della sua situazione e della malattia di Claudio.
La sintonia è immediata, come rarissime volte accade, quando diventa evidente che a entrambi stanno a cuore la vita e le cose allo stesso modo.
Così poco dopo inizia a dirmi della sua fede e della preoccupazione di non avere una fede giusta, sicura, perché la sua fede era piena di domande e che lei aveva una questione aperta con il Padreterno e, da quello che aveva sentito dire sulla fede, le sembrava così di non essere una buona fedele.
Io le ho raccontato che le domande sono una delle cose più preziose che abbiamo, che il Padre Nostro è fatto di domande e che le domande che caratterizzano il cuore dell’uomo, il cuore di ciascuno di noi, sono la sorgente della vera religiosità. Il suo volto e il suo parlare erano lieti e meravigliati.
Ho cominciato a farle alcuni esempi dalla Bibbia e dalla nostra letteratura e le ho citato anche le grandi domande delle poesie di Leopardi: «E quando miro in cielo arder le stelle; Dico fra me pensando: A che tante facelle? Che fa l’aria infinita, e quel profondo Infinito Seren? che vuol dir questa Solitudine immensa? ed io che sono? (Canto XXIII)». Iride mi interrompe e mi spiega: «Io quando sono triste leggo questo …». E apre un cassetto di un piccolo tavolino addossato al muro tirandone fuori un vecchio volumetto, senza la copertina e con le prime pagine ingiallite e rovinate dall’uso: “Leopardi – I Canti”.
Sono rimasto folgorato e ammirato. In tutta la mia vita ho conosciuto solo due persone che leggevano in questo modo Leopardi, che pregavano con i testi di Leopardi: don Luigi Giussani e Smaniotto Iride.
Ero quasi incredulo: ma come, questa piccola donna anziana che non ha fatto il liceo … ha capito Leopardi più di tanti docenti di lettere? Ha a cuore le sue domande e le sue aperture d’orizzonte? Ha chiaro così profondamente il cuore della vita e delle cose?
Ho cominciato a raccontarle di don Giussani, del suo modo di valorizzare le domande, la curiosità e i desideri dell’uomo, della sua passione per la realtà e per Gesù Cristo, e di come, ancora giovane, pregava con i testi di Leopardi.
E allora Iride va da un’altra parte, apre un mobile e torna con un quaderno, come quelli che usavamo a scuola una volta, e comincia a leggere: era una sua poesia, bellissima, sulla fede. E poi un’altra. Solo due, non ne servivano di più per quel primo incontro.
Ci sono poi voluti due anni prima che mi prestasse il suo primo quaderno di poesie di cui era gelosissima, e altri due per il secondo, … ma questa è già un’altra storia.
Speriamo di riuscire a pubblicare le sue sincere, e drammatiche poesie, ricche di domande e bellezza, in occasione di questo Natale, nel centenario della nostra Parrocchia.
don Carlo Gervasi
Siamo risciti a pubblicare il libro di poesie di IRIDE SMANIOTTO!
E’ in distribuzione presso l’ufficio parrocchiale.
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