BUONA PASQUA CON LA PAROLA FELICITA’
I nostri ragazzi che hanno partecipato alla festa dei giovani a Jesolo lo scorso 10 marzo, come raccontano, sono tornati colpiti dalla testimonianza delle sorelle di Marco Gallo, ragazzo diciasettenne morto di incidente stradale.
Come è possibile che attorno ad un evento tragico fiorisca la vita, crescano rapporti, rinasca la fede? La sera prima dell’incidente, Marco ha scritto sul muro della sua camera, vicino al crocefisso: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?».
Chi di noi ha mai riscritto da qualche parte queste parole dette ai primi testimoni della tomba vuota di Cristo? Può essere che un ragazzo metta a tema della sua vita, a 17 anni, la risurrezione di Cristo? Certo. Così è successo.
Marco Gallo, dopo aver partecipato, a Roma, con i suoi amici, alla beatificazione di Giovanni Paolo II, aveva mandato una lettera al giornale “Tempi”, colpito da alcune parole dello stesso papa, scrivendo: «Permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita eterna… E’ come se, finalmente, qualcuno mi avesse capito».
La sorella maggiore ha raccontato che da quando aveva quindici anni, da quando
«aveva sviluppato un vorace desiderio di significato», ogni sera le chiedeva: «Ma
tu, sei felice?». Anche l’ultima sera, verso l’una di notte, dopo uno studio intenso,
era venuto a cercarla per delle domande sullo studio fatto. Lei lo aveva mandato a dormire. E lui, prima di andarsene le aveva rifatto di nuovo quella domanda: «Ma tu, sei felice?».
Ma che animo deve avere un ragazzo, che coscienza, quale spirito, per poter fare continuamente questa domanda senza infastidire e con serietà? E noi con che coscienza vivremmo se nelle nostre giornate, il nostro agire fosse all’altezza di questa domanda?
Lo scorso 23 febbraio, a Torino, un giovane, Stefano Leo, viene ucciso.
L’omicida ha confessato e il procuratore ha detto che il movente «ci fa
venire freddo alla schiena, perché sconvolgentemente banale».
L’omicida ha dichiarato che, dopo aver osservato i passanti per 20 minuti, «Ho scelto di uccidere questo giovane perché si presentava con aria felice.
E io non sopportavo la sua felicità. Volevo ammazzare un ragazzo come me. Togliergli tutto».
Il papà di Stefano ha detto: «Era convinto che fare del bene fosse il più naturale dei gesti. Non sarebbe contento della mia indignazione. Ma cos’altro posso fare. Lavoro, pago le tasse, pago le multe, e ho perso un figlio perché sorrideva ed era felice». Non ci sono parole che possano togliere il dolore a questo papà.
Ma la felicità non è una questione banale, è la questione della vita.
E’ la verità. E la verità può essere odiata dall’uomo.
Il bene può essere odiato. Una persona può essere odiata. Però nella nostra fede, la fede di Marco Gallo, sappiamo che nessuno e niente va perso, perché Cristo (Lui è la verità, Lui è il bene, Lui è la salvezza definitiva per ogni persona) perché Cristo è risorto.
Un bene infinitamente più grande, più tenace, più continuo del male: questa è la nostra speranza. Questo bene non è rimasto nebuloso, indefinito, ha il volto di Gesù Cristo risorto, che ha vinto tutto, anche il male e la morte, ed è presente qui ed ora.
Buona Pasqua!
don Carlo Gervasi
foto tratta dalla copertina del libro: MARCO GALLO – Anche i sassi si sarebbero messi a saltellare – ed. Itaca
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