CONCERTO DIDATTICO ORGANIZZATO IN OCCASIONE DELL’INAUGURAZIONE DEL RESTAURO DELL’ORGANO DELLA CHIESA DI SAN MARCO
Premessa a cura di Antonella Zoratti
Buonasera a tutti e benvenuti a questo concerto didattico in occasione dell’inaugurazione del restauro dell’organo della nostra chiesa.
L’organo è costituito da due consolle collegate tra loro: l’organo storico è stato costruito nel 1925 e si trova sopra l’ingresso della chiesa mentre in presbiterio si trova la consolle diciamo più moderna che risale al 1979.
Come ben sapete in questi ultimi anni ci sono stati i lavori di ampliamento e restauro della chiesa ed è venuto quasi spontaneo pensare anche al restauro dell’organo.
In realtà, come ricorda sempre il parroco, sono stata io (per chi non mi conoscesse sono Antonella Zoratti e partecipo attivamente alla vita parrocchiale), dicevo sono stata io in qualche modo a spingere affinché si decidesse al restauro dell’organo: aveva infatti già diverse parti usurate che compromettevano la buona uscita dal suono; ma ci sono stati due motivi che mi hanno visto insistere all’avvio del lavoro: il primo di ordine puramente pratico pensando a tutta la polvere che si sarebbe prodotta con i lavori in chiesa (provate a pensare a polvere, calcinacci che si sarebbero depositati all’interno delle canne dell’organo!!!). Il secondo motivo invece è legato al fatto che faccio parte della Corale “San Marco” che è accompagnata all’organo durante le celebrazioni e ai vari concerti (concerti in cui si è sempre dato spazio anche a questo strumento): vi domanderete cosa c’entra la Corale.
Ebbene mi piace ricordare che la consolle che si trova in presbiterio e che come dicevo prima risale al 1979, è stata fortemente voluta dal cappellano don Gastone Candusso, allora direttore della Corale che, visto il numero considerevole dei coristi che non potevano più stare sulla piccola balaustra vicino all’organo storico, ha fortemente voluto avere lo strumento sul presbiterio accanto alla Corale: per cui si può dire che questa appendice moderna dell’organo esiste grazie alla Corale.
Ritornando a noi, convinto don Carlo della necessità di agire anche sull’organo, ci si è mossi a cercare il restauratore trovato in Renzo Grosso, che già era stato chiamato negli anni passati in occasione dei concerti della corale a sistemarlo e ad intonarlo.
E si è cercato anche il modo di avere dei contributi per alleviare l’onere delle spese.
E finalmente dopo tre anni di lavoro il nostro organo ricomincia a suonare esattamente a 100 anni di distanza dalla sua costruzione.
In questa serata oltre a sentire suonare l’organo avremo modo di scoprire le caratteristiche di questo particolare strumento musicale e verremmo aiutati a
capire come ascoltarlo.
Gabriele Darù – organista
nato a Portogruaro il 17.10.2002;
Ha iniziato lo studio del pianoforte da piccolissimo a soli 6 anni.
È stato allievo dei Maestri: Retate Strukelj, Giórgio Parolini e Daniele Parussini.
Quest’ultimo lo ha introdotto e accompagnato già da piccolo allo studio dell’organo.
All’età di 12 anni è stato ammesso al Conservatorio di Udine nella classe di organo del Maestro Beppino Delle Vedove con il quale ha proseguito gli studi fino alla maggiore età. Attualmente sta concludendo gli studi di organo e composizione organistica presso il Conservatorio G.Tartini di Trieste, nella Classe di organo del M° Manuel Tomadin.
Ha partecipato a masterclass e corsi di perfezionamento con i Maestri: D.Roth, L.Lohmann, W.Seifen, O.Latry, L.Rogg.
Svolge un attività di concertista come solista all’organo e accompagnatore di formazioni corali e strumentali in Italia e all’estero. È organista presso la Basilica delle Grazie di Udine e presso la parrocchia S.Andrea di Paderno. E stato direttore del coro dell’università UTE Paolo Naliato di Udine .
Dal 2021 è nominato direttore del coro S.Andrea Apostolo della parrocchia di Paderno di Udine con il quale continua a lavorare come maestro della corale parrocchiale e dei Pueri Cantores.
PRESENTAZIONE LAVORI DI RESTAURO
a cura di Renzo Grosso
Buonasera, proverò a presentare il restauro dell’organo, consapevole di non poter entrare troppo nei dettagli tecnici, ma con l’intento di spiegarel’entità del lavoro svolto. L’organo è conosciuto come “re degli strumenti”, ma è considerato anche bene artistico: una “macchina complessa” (pur se composto di parti relativamente semplici) che si è sviluppata durante molti secoli ed è frutto di studi e applicazione dell’ingegneria più sopraffina.
L’organo di questa chiesa è stato costruito nel 1925 da Beniamino Zanin e ampliato da Franz Zanin nel 1979. Lo strumento costruito cento anni fa nasceva come organo meccanico con una tastiera e pedaliera; i registri venivano azionati da manticetti pneumatici e veniva alimentato da un mantice azionato manualmente. Nell’intervento del ’79 lo strumento è stato modificato nella sua struttura fonica, ovvero sono stati tolti alcuni registri e sostituiti con altri, secondo il gusto del periodo. Nello stesso intervento è stata aggiunta la consolle elettrica e ampliato con una seconda tastiera, tutto comandato elettricamente.
Lo strumento ha quindi preso una direzione definita, ovvero quello di essere usato prevalentemente dalla consolle posizionata in presbiterio. La parte storica con il suo funzionamento meccanico è stata comunque preservata anche se con qualche modifica. Lo strumento nel corso degli anni ha avuto bisogno di alcuni interventi di correzione del funzionamento, fino ad arrivare al restauro completo da me eseguito. Il progetto si è basato su un intervento di restauro conservativo: ovvero di mantenimento e di conservazione dello strumento senza apporre nuove modifiche. In seguito all’approvazione del progetto da parte della Curia e della Soprintendenza a beni Artistici del Friuli Venezia Giulia sono cominciati i lavori di smontaggio completo dello strumento e del restauro di ogni sua parte nel laboratorio.
Ora vorrei cogliere l’occasione per spiegare, in forma molto semplice, il funzionamento dell’organo e nel frattempo descrivere i lavori eseguiti.
L’organo è uno strumento ad aria che ora viene prodotta da un nuovo elettroventilatore; un tempo l’aria veniva prodotta dall’azionamento manuale delle pompe che mandavano l’aria nei mantici. I mantici servono da riserva d’aria (una sorta di polmone) e sono necessari per far funzionare lo strumento. I mantici sono costruiti in legno e pelle: nei lavori di restauro la pelle, ormai logora, è stata sostituta e le parti in legno riparate in modo che non ci siano perdite d’aria. L’aria contenuta nei mantici, passa attraverso delle condutture in legno e arriva al somiere che è una grande tavola su cui appoggiano le canne: è la parte nevralgica dello strumento in quanto è il luogo in cui l’aria viene
direzionata attraverso dei canali alle canne. All’interno del somiere ci sono delle valvole chiamate ventilabri che sono collegate alla tastiera. Quando l’organista “schiaccia” un tasto, il ventilabro si apre e fa passare l’aria attraverso canali e stecche fino alla canna che, a quel punto, suona. I somieri sono stati aperti, smontati in tutte le sue parti e restaurati: sostituita la pelle dei ventilabri, riparate le perdite d’aria, sostituite le carte di sigillatura dei canali, calibrate tutte le stecche dei registri.
Ora passiamo alle canne, ovvero alla voce dello strumento: tutte le canne sono state lavate in acqua calda e sapone neutro da polvere e detriti accumulati nel corso degli anni. Devo confessare che la quantità di polvere e di sporcizia accumulata negli anni era davvero considerevole. Una volta pulite, le canne sono state riparate da ammaccature, rimesse in forma e un qualche caso saldate da tagli o squarci. È stato effettuato un primo lavoro di intonazione, ovvero piccole correzioni dell’emissione del suono delle canne, sempre nel rispetto delle regole del restauro e quindi delle caratteristiche di ciascun registro. Questo tipo di lavoro è stato lungo in quanto le canne presenti in questo strumento sono circa 1430 di cui 130 in legno e 1300 in lega di piombo e stagno.
Successivamente è stata restaurata la consolle, con il rifacimento delle guide delle tastiere e la revisione di tutte le parti elettriche; l’installazione di nuove luci e il rifacimento della pedaliera, attaccata dal tarlo: alcuni pedali erano già stati riparati, in quanto rotti, prima del restauro. Ci sono stati alcuni problemi con il cavi elettrici che sono stati danneggiati e in alcuni casi tranciati, ma sono stati ripristinati completamente.
Dopo aver rimontato tutte le parti che compongono lo strumento, ho cominciato l’intonazione che consiste nel regolare il carattere dell’emissione del suono di ogni singola canna e l’accordatura, che invece consiste nel regolare la frequenza del suono di ogni canna in modo tale che possa andare “d’accordo” con tutte le altre. È un lavoro di pazienza e precisione.
Questo è in sintesi l’aspetto tecnico del lavoro di restauro dell’organo. Ringrazio don Carlo per avermi commissionato questo intervento. Ora lascio lo strumento nelle mani del maestro Gabriele Darù che vi farà ascoltare le varie e belle sonorità di questo strumento, anche quelle che forse non sentite ogni domenica, particolari e ricercate.
Grazie. Buon ascolto!
Renzo Grosso
Lavora dal 1998 e, dopo il diploma di operatore organaroconseguito a Crema, ha aperto l’attività in proprio nel 2006.
Ha ricevuto dal ministero dei beni artistici e culturali l’abilitazione al restauro di organi storici.
L’ORGANO, ENIGMATICO MONUMENTO SONORO CHE UNISCE ARTE E INGEGNERIA
a cura di Annamaria Domini
L’organo è uno strumento antichissimo che ha circa 2 300 anni di storia, è appartenuto a diversi popoli e a diverse culture e dovette assolvere diversi compiti profani prima di divenire lo strumento principe della musica sacra occidentale.
Fu progettato e realizzato per la prima volta nel 275 a.C. dallo scienziato greco Ctesibio in Alessandria d’Egitto. Quest’organo primordiale che veniva chiamato hidraulis inizialmente non era stato concepito come uno strumento musicale ma come un macchinario di divulgazione scientifica per spiegare le grandi potenzialità dell’ ingegneria idrica: alimentato da aria compressa attraverso un sistema idraulico veniva “suonato”
mediante una specie di tastiera fatta di leve.
Furono i Romani a intuire per primi la valenza dell’organo come strumento musicale.
Importandolo a Roma nel I sec. ne fecero larghissimo uso adoperandolo come accompagnatore musicale nei teatri, nelle competizioni sportive e negli scontri tra gladiatori.
Durante il V sec., come conseguenza delle invasioni barbariche. le tracce dell’organo in Occidente si persero, sopravvivendo però nel mondo bizantino: a Bisanzio l’organo era oggetto di meraviglia, suonato nel palazzo della corte imperiale, nei palazzi nobiliari e nelle cerimonie pubbliche.
A reintrodurre l’organo nel panorama musicale occidentale fu un evento casuale: nel 757 l’imperatore bizantino Costantino V donò un organo al re dei Franchi, Pipino il Breve che lo collocò nella Chiesa di San Cornelio a Compiègne in Francia e da allora iniziò la rapida diffusione dello strumento nei luoghi di culto cristiani.
Nel corso del medioevo l’organo divenne a poco a poco lo strumento liturgico per eccellenza: se inizialmente si trattava di uno strumento di piccola estensione, con un limitato numero di suoni, con una sola serie di canne, che poteva essere portativo (detto così perché facilmente trasportabile, si suonava con la mano destra, mentre la sinistra azionava un piccolo mantice) o positivo (strumento leggermente più grande, ma ancora portatile che si suonava con le due mani, mentre un’altra persona era addetta al mantice)
successivamente nei secoli ebbe una notevole evoluzione passando dai semplici modelli che vi ho descritto ai modelli tardotrecenteschi e quattrocenteschi: gli organari aumentarono l’estensione dello strumento fino a diverse ottave, introdussero la pedaliera, i primi registri e via via ampliarono anche questi.
Gli organi italiani dei sec. XVI e XVII continuarono a essere di proporzioni abbastanza contenute, con una sola tastiera e con un solo corpo. Nei paesi nordici invece (soprattutto nella Germania del nord) si affermarono i primi strumenti con più tastiere e con i vari corpi separati; la pedaliera si estese notevolmente e acquistò un’importanza crescente.
Nell’Ottocento, parallelamente all’incremento delle dimensioni dell’orchestra sinfonica, si cercò di costruire un organo in grado di produrre sonorità orchestrali: si introdussero a questo scopo nuovi registri e la cosiddetta cassa espressiva che permetteva di graduare il suono in crescendo e in diminuendo. Nella seconda metà dell’Ottocento fu introdotta la trasmissione elettrica dalla tastiera al somiere, e per l’alimentazione dell’aria si adottarono ventilatori azionati da un motore elettrico (fino a questo momento i mantici, che potevano essere anche numerosi, erano azionati da persone che si chiamavano levamantici). Nel XX secolo si sono sviluppate due tendenze: la prima tesa a riportare lorgano all’originaria purezza di timbro, rinunciando alle velleità sinfoniche di tipo romantico, soprattutto è stata sottolineata l’esigenza di eseguire la musica degli antichi maestri su strumenti dell’epoca, oppure su strumenti con caratteristiche tecniche e timbriche analoghe a quelle degli organi per cui era stata concepita; la seconda che vede nella ricerca di nuovi spazi acustici ed espressivi il futuro di questo strumento, anche attraverso l’introduzione di tecnologie digitali nell’arte organaria.
L’organo a canne è il più grande strumento musicale tanto che Wolfgang Amadeus Mozart lo definì “il re degli strumenti”. L’estensione dell’organo è potenzialmente la più ampia fra tutti gli strumenti musicali, dal momento che ne esistono alcuni capaci di superare le dieci ottave. Inoltre, per merito dei numerosi e vari registri (o “voci”)
associabili alle tastiere e alla pedaliera, l’organo è in grado di produrre, a parità di tasti e pedali premuti, una complessa sinfonia di suoni, che lo rende simile a una vera e propria orchestra.
Forse la caratteristica più istintiva e la capacità di spaziare dal minimo suono al più potente. L’organo Wanamaker, situato negli Stati Uniti a Filadelfia, ha risorse sonore paragonabili a tre orchestre sinfoniche simultanee!
Annamaria Domini
Si è diplomata nel 1988 in pianoforte presso il Conservatorio “J. Tomadini” di Udine con il massimo dei voti e la lode e nello stesso anno ha partecipato alla rassegna pianistica dei migliori diplomati delle Tre Venezie presso il Gran Teatro “La Fenice” di Venezia.
Si è perfezionata presso l’Ecole Normale A. Cortot di Parigi con il M.° Aquiles Delle Vigne e presso l’Accademia pianistica “Incontri col Maestro” di Imola con pianisti di fama internazionale. Ha svolto attività concertistica come solista e in formazioni cameristiche in Italia e all’estero e attualmente si esibisce con il Vesta Ensemble composto da tutti i membri della sua famiglia. In qualità di pianista della Strauss-Orchester di Vienna ha partecipato ad una tournée in Cina. Ha inciso alcuni CD per l’etichetta TauKay. Svolge un’apprezzata attività didattica in qualità di insegnante di pianoforte presso “Pour le Piano” e insegna musica presso l’Educandato Statale Collegio Uccellis di Udine.