Il tradizionale augurio di “Buona Pasqua” che ci facciamo in questi giorni sta diventando di anno in anno sempre più carico di un contenuto da tanti dimenticato e perciò sempre più nuovo, sconosciuto e necessario.
Cristo è Risorto! E questa è la nostra fede.
Ma le statistiche dicono che oggi moltissime persone, anche tra i cristiani praticanti, non sanno più cosa vuol dire e hanno una fede molto confusa sulla resurrezione e perciò sulla vita e sulla morte di ogni uomo. Interrogati su ciò che c’è dopo la morte, molti dicono che hanno paura che non ci sia nulla, che con la morte finisca tutto; diversi credono nella reincarnazione (ma è già un po’ passata di moda, andava forte una decina d’anni fa), altri pensano che torneremo a far parte della “natura”, molti dicono che non sanno o che non sono certi di nulla.
Queste convinzioni, o l’assenza di qualsiasi fondamento di fede, si vede anche nel modo in cui partecipiamo alla celebrazione dei funerali.
Molti vengono per celebrare il ricordo di ciò che è stato e adesso non è più. …
Anche agli inizi del cristianesimo circolavano le dottrine più diverse sul destino di coloro che muoiono e quasi tutti venivano cremati e si pensava che la loro anima fosse destinata ad una specie di oblio, oscurità, confinamento e solitudine eterna.
L’annuncio cristiano ha squarciato il mondo antico con l’annuncio della Resurrezione di Cristo cui ogni uomo era destinato a partecipare.
San Paolo scrivendo agli amici di Tessalonica dice: «Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza, a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti» (1Ts 4,13-14).
I cristiani sono coloro che credono che Gesù è risorto, perciò e vivo e presente, agisce ed è incontrabile oggi. Ma se l’esperienza di una fede così non esiste o è ridotta a qualche convinzione, è destinata a non reggere nel tempo e soprattutto a non reggere l’impatto con la drammaticità della vita.
L’augurio pasquale perciò è che l’incontro con Gesù Cristo risorto possa diventare esperienza reale della vita e non sia ridotto a fede unicamente pensata e destinata, di fatto, a essere inincidente nella vita.
Ricordiamo ancora una volta le parole di Benedetto XVI nell’enciclica “Deus Caritas Est”: «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva». Abbiamo bisogno di vivere un cristianesimo così, di testimoniarcelo l’un l’altro, di sperimentarne la bellezza e la pienezza, di far in modo che sia visibile per chi ne ha sete, di affrontare le sfide del mondo e della vita da una posizione vera.
Per esempio, giorni fa un giovane francese di origine algerina, estremista musulmano, ha ucciso e ferito diverse persone e ne era orgoglioso. Un po’ di tempo fa, dopo un attentato a Madrid, un testo di rivendicazione proclamava: “noi amiamo la morte più di quanto voi amiate la vita”. Come rispondiamo? Cosa risponde ad una sfida così radicale e totale? Come ha risposto Gesù?
Ha mostrato come, nel tempo, solo una umanità più grande, che afferma l’amore come dono di sé, può vincere e cambiare anche la cultura di un popoli. E anche se non vincesse nella storia provvisoria, adesso, vince nella Storia di Dio, nella storia vera, quella che decide del destino ultimo dell’uomo.
Non è una fede sconosciuta, sono tante tra di noi le persone che vivono una fede cosi, sorprendente e vera, umana e diversa dalla mentalità dominante, certa del destino vittorioso.
Anche Lucio Dalla (il cantante) ci ha colpito con la sua fede rimasta nascosta ai più: sul libro della basilica del Santo a Padova è rimasta la preghiera che ha scritto nel suo ultimo passaggio: «Convinto e sedotto religiosamente dalla presenza di Gesù e di S. Antonio, affido loro la mia anima, la mia vita, il mio lavoro nell’umile speranza di essere perdonato dai miei peccati ed avvicinato alla loro luce».
Preghiamo anche noi come lui in questa Santa Pasqua.
don Carlo Gervasi
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.