«Guai agli spensierati di Sion»
(29 settembre 2019- XXVI domenica – T.O. San Marco – Udine)
Oggi non cederò alla tentazione di farvi un discorso smielato, che trascuri di commentare la Parola di Dio così da mandarvi ad affrontare le sfide della vita senza le armi necessarie per affrontarle. Specialmente per il fatto che la liturgia da due domeniche ha cominciato ad elencarci tutte le idolatrie in cui cadiamo più di frequente e da cui stare attenti.
Domenica scorsa le Scritture ci mettevano in guardia circa l’idolatria del denaro, circa il preferire il denaro alle relazioni. Bisogna tener presente, ci dicevano, che il denaro non è nostro padrone ma nostro servo, è al servizio delle nostre relazioni, serve a creare amicizia, con Dio e con i fratelli (specialmente i più bisognosi), amicizie fondamentali per conseguire la vita eterna.
Il vangelo di Oggi prosegue sulla stessa scia, e ci mostra un’altra idolatria più pericolosa del denaro, l’idolatria di noi stessi. L’idolatria di chi è centrato sui propri bisogni, sui propri agi, sui propri godimenti, senza curarsi né di Dio né di chi gli sta intorno. Idolatria pericolosissima perché esclude qualsiasi lotta spirituale e crea indifferenza. Infatti, se nell’idolatria del denaro io sono combattuto tra l’investire sull’amicizia o sulla ricchezza e alla fine scelgo la ricchezza. Nell’idolatria di me stesso, non affronto nessun combattimento, perché l’altro neppure lo vedo, soddisfatto io tutti sono apposto, resto indifferente a tutto il resto.
Mi spiego con un esempio. Due anni fa, quando sono diventato diacono, diedi la mia disponibilità a visitare le famiglie nelle loro case e a portare la benedizione del Signore. Un pomeriggio ebbi un’ora libera e decisi di andare a visitare due famiglie nella stessa via. Arrivato però sul posto mi accorsi di aver segnato un solo numero civico. Cosa feci? Andai a benedire la casa di cui avevo il numero e terminata la cosa chiesi se conoscessero l’altra famiglia. Mi dissero che non la conoscevano. Così tornai in parrocchia e li capii perché avevo scritto un solo numero civico, perché il numero era lo stesso, era lo stesso condominio, anzi di più, l’altra famiglia abitava esattamente sopra a quella benedetta precedentemente. Presi la palla al balzo perché volevo capire, e bleffando chiesi alla seconda famiglia se conoscesse la famiglia tal dei tali (era quella benedetta precedentemente), poiché dovevo andare a benedire ma non avevo scritto il numero civico. Mi fu replicato che costoro dovevano essere nei paraggi, ma che non sapevano esattamente dove, perché erano ad abitare lì da poco tempo. «Quanto tempo?» Chiesi. Mi fu risposto: due anni.
Questa è l’indifferenza nella forma più pacchiana, ma ce ne un’altra più sottile, e qui veniamo a noi oggi. Voi sapete che io vado via da S. Marco dalla prima settimana di settembre, ebbene io lo so dalla seconda settimana di luglio, un lungo tempo.
Cosicché a fine luglio mentre ero al mare con un caro amico (questa estate ho fatto servizio a Lignano, dove in chiesa si incontrano quelli di S. Marco che vanno a Messa e in giro quelli che non ci vanno), stavo scorrendo sotto l’ombrellone il gruppo assistenti di whatsapp, ed ero un po’ avvilito nel dover lasciare ragazzi a cui in questi anni mi ero affezionato, il mio amico colse questa mia sofferenza e mi rivolse questa frase: «Non preoccuparti, nelle nuove parrocchie troverai molti altri ragazzi, poi passi da una a cinque, capirai quanti ne trovi». La frase in prima battuta mi parve vera, eppure non solo i ragazzi ma tutte le persone di S. Marco che avevo incontrato, mi venivano sempre più in mente ed entravano sempre di più nelle mie preghiere, non di meno. Prova di ciò, è stato il fatto che l’Ultima Spiaggia, nella quale dovevo sostituire d. Carlo impegnato in Terra Santa, l’ho vissuta con più passione, non con meno, tanto che una volta rientrato d. Carlo gli ho chiesto se potevo continuare le riflessioni anche per la settimana successiva, seppur dividendomi tra parrocchia e segreteria del Vescovo.
Non ho capito cosa stesse succedendo dentro di me fino a mercoledì di questa settimana, praticamente dopo più di due mesi. Mi ci è voluto questo lungo e anche doloroso percorso per capire com’è fatto un cuore di un prete, e ve lo spiego con una metafora.
Il cuore di un prete è come una grande sala di ristorante dove i clienti sono i suoi parrocchiani, i quali hanno un posto riservato. Il prete è il cameriere che si mette al servizio dei suoi parrocchiani, non per forza ma volentieri, non per vile interesse ma di buon animo, non spadroneggiando su di essi ma facendosi modello da imitare, e a questi clienti si affeziona, per lui non è indifferente che nel suo cuore ci sia seduto Tizio o Caio, perché lui per ognuno ha un posto riservato. Cosicché capite, secondo l’idea che mi aveva dato il mio amico, in buona fede si intende, sarebbe arrivato il momento in cui avrei dovuto far alzare dal mio cuore i parrocchiani di S. Marco per far sedere i nuovi, ma io non ci riuscivo, anzi li volevo ancora più con me e così anche il Signore.
Per farla breve, sapete cos’hanno prodotto le preghiere di questi due mesi? Hanno allargato il mio cuore, creando nella stanza a fianco a quella dei parrocchiani di san Marco, una nuova sala in cui far sedere i nuovi parrocchiani di Rivarotta, Precenicco, Palazzolo dello Stella, Piancada e Muzzana del Turgnano, senza mandar via nessuno. Perché è vero, ci vedremo molto più di rado, ma quando ci vedremo ognuno troverà nel mio cuore il suo posto, riservato con il proprio nome, questo ve lo assicuro e sono sicuro che la cosa sarà reciproca, perché anche voi in queste tre settimane da quando vi è stata comunicata la notizia, avete avuto difficoltà a licenziare il cameriere d. Nicola dal libro paga delle vostre preghiere, anzi probabilmente sono aumentate.
Carissimi parrocchiani di S. Marco, vi ringrazio per il percorso fatto insieme e vi prego di cuore di accogliere con grande affetto d. Alessandro che da Paderno è stato chiamato a collaborare anche con questa parrocchia, voletegli bene anche più di quanto non ne avete voluto a me, cresciamo nell’amore e ringraziamo il Signore per non essere stati indifferenti all’altro che si metteva sulla nostra strada. Continuiamo a farci “rovinare” i piani dal Signore.
Don Nicola Zignin
P.s. Visto che molti mi hanno scritto quali fossero i miei nuovi incarichi vi comunico che: Continuo a fare il segretario e cerimoniere del Vescovo e studente di diritto canonico a Venezia. Cambiano le parrocchie del fine settimana: da S. Marco passo a: Precenicco, Palazzolo dello Stella, Piancada, Rivarotta, Muzzana del Turgnano. L’ingresso ufficiale sarà a Muzzana del Turgnano il 13 ottobre ore 15.00, Vespri e processione in occasione del Perdon della Madonna del Rosario (Uno dei più bei Perdon della Bassa Friulana). Segue grande Sagra.
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