OMELIA SALUTO A SAN MARCO
XXIV DOM DEL TO B
SAN MARCO, 15 SETTEMBRE 2024
Carissimi amici,
intanto vi ringrazio di cuore della vostra così numerosa presenza questa sera. Sono passati quattro anni da quando abbiamo imparato a conoscerci, e a volerci bene.
Quattro anni nei quali molte cose sono cambiate: basti che quando vi ho conosciuto potevo vedere solamente i vostri sguardi, per via delle mascherine. In questi anni ho visto molti di voi crescere, altri accompagnati a traguardi importanti della vita, e altri invece
accompagnati per qualche altro sentiero più doloroso.
È sempre difficile salutare…ma mi faccio aiutare partendo Vangelo appena ascoltato.
Com’è che Gesù parla di sé? Com’è che si fa riconoscere?
Non ha scelto di fondare una scuola, una sinagoga, un tempio, o in generale una struttura nella quale coloro che lo ritengono credibile possano iscriversi e frequentare le sue lezioni.
No, a dir la verità, c’è grande varietà fra i suoi discepoli ce n’è di ogni tipo: c’è chi viene colpito da ciò che dice, e quindi sceglie di seguirlo; chi viene guarito o ha assistito all’opera risanatrice di Gesù, chi ancora lo segue per poterlo criticare, altri ancora non stati
loro a scegliere di seguirlo, ma è stato lui a chiamarli…
Poi ci siamo noi che per tanti motivi diversi, per tante strade differenti siamo arrivati chi più, chi meno, alla fede…siamo stati scelti per credere e la nostra fede altro non è che una risposta a Lui: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» e basta guardare al gruppo dei dodici apostoli, e guardarci in giro qui, questa sera per vedere come il Signore non abbia scelto i migliori, ma ha accolto le persone così com’erano, perché stando con lui imparassero ad amare fino in fondo, imparassero a donarsi. In sintesi imparassero a convertirsi.
Dicevo che Gesù non ha creato una scuola, ma ha scelto di camminare affianco ai suoi discepoli, a camminare con loro. Fare strada assieme significa condividere tutto, condividere la vita, le gioie, il cibo, le giornate di sole come quelle di pioggia e insieme
condividere la fatica e la precarietà del pellegrino. È proprio su questa strada e con questo vocabolario esperienziale che Gesù comunica il sogno di Dio sui discepoli, il sogno i Dio sull’umanità, il sogno di Dio su ciascuno di noi, ed è così che fa conoscere il volto
del Padre e insieme svela il suo.
È proprio su questa strada faticosa e insieme ricca che Gesù chiede ai discepoli che cosa hanno capito di lui: «Voi, chi dite che io sia?». A questa domanda si può rispondere solo personalmente.
Ieri sera per sfizio lì ho provato a chiederlo a chat GPT, ed è venuta fuori una bella storia, una bella sintesi dei Vangeli su chi era Gesù, com’è venerato oggi etc… Tutte risposte verissime, ma nessuna risposta completa, nessuna risposta autentica. Rispondere personalmente a questa domanda è l’obiettivo della nostra vita.
Riconoscere Gesù, come fa Pietro: «Tu sei il Cristo», cioè il tu sei Salvatore, tu sei l’Atteso dell’umanità, tu sei ciò che da senso al nostro camminare, al nostro vivere e, insieme, al nostro morire. Questa risposta però non è possibile darla da soli, in una ricerca solitaria del volto di Cristo, ma solamente all’interno di una Comunità, solo facendo strada con tanti fratelli e sorelle che camminano insieme verso Gesù e con Gesù. Solo così si può scoprire chi è lui.
In questi quattro anni, cari amici, in fondo abbiamo fatto questo: abbiamo camminato assieme. Abbiamo camminato come una grande famiglia scelta dal Signore, scelta da lui, non da noi, non ci siamo scelti l’un l’altro per compiere questo cammino.
In questo tempo abbiamo camminato insieme condividendo le gioie del cammino, i traguardi, le tappe così come le fatiche, e insieme anche le incomprensioni e gli inciampi che solo chi cammina può trovare. E in questa strada un po’ alla volta abbiamo imparato a riconoscerlo. Abbiamo camminato assieme perché tutti assetati di Lui, tutti assetati di quella vita piena che lui può donare.
Da oggi, come ben sapete, questa strada fatta assieme continuerà per vie diverse. La meta è sempre la stessa, ma per sua volontà siamo chiamati a percorrerla attraversando sentieri diversi.
In questi giorni un po’ malinconici per il distacco umano che vivremo sono consolato proprio da questo: tutti noi abbiamo lo stesso obiettivo, la stessa destinazione e la strada fatta insieme in questi anni rimane preziosa e indelebile per ciascuno di noi.
Sono tre le parole che sento nel cuore e che riassumono questo momento:
1. GRAZIE: Il primo sentimento proprio la gratitudine, anzitutto a Dio che nel suo disegno stupendo mi ha messo in mezzo a voi, in questa comunità di san Marco e poi di Madonna di Fatima, che un po’ alla volta ho imparato ad amare.
Poi a don Carlo per avermi accolto con lui a condividere il ministero di pastore in mezzo a voi, e ad avermi pazientemente e con bontà accompagnato in questi primi anni di sacerdozio ed è stato per me prezioso esempio e guida… Da te, don Carlo, ho imparato molto… avrei potuto imparare di più, come ad esempio a usare la motosega, ma avrebbe avuto sicuramente un risvolto rovinoso… Grazie di tutto.
Un altro grazie poi lo conservo nel cuore per don Paolo, che sebbene ho conosciuto ormai anziano mi ha sempre assicurato la sua preghiera per il mio ministero e sicuramente continua a farlo ancora.
Grazie poi a ciascuno di voi…con le parole di Paolo vi dico: «Ringrazio sempre il mio Dio per voi per la grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti in ogni cosa, in ogni dono di parola e in ogni conoscenza» (1Cor 1, 4-5) e
dico questa guardando in particolare – mi sia concesso – i tanti giovani con i quali abbiamo camminato assieme e che anche stasera hanno voluto essere qui presenti per rendere bella e festosa questa liturgia, e non solo, ma in questo grazie che tutti riassume e nessuno esclude anche a tutte quelle persone che a vario titolo nei cori, nella catechesi, nel decoro della chiesa, nella san Vincenzo, nella sagra, nel gruppo famigli e… ho potuto
conoscere, grazie anche a voi. Anche voi mi avete insegnato cosa significa essere prete.
2. SCUSA: è forse la parola più dolorosa, perché mi mette davanti ai miei limiti. Guardandomi indietro infatti vedo più le omissioni che ho fatto più che il bene compiuto. Di questo vi chiedo scusa, e insieme chiedo perdono se qualche volta per il mio carattere o per l’eccessiva fretta non ho dedicato il giusto tempo o abbiamo avuto qualche piccolo diverbio… Scusate.
3. AIUTIAMOCI: carissimi, continuiamo ad aiutarci l’un l’altro ricordandoci nella preghiera. Io continuerò a pregare per voi e a portarvi sull’altare nella celebrazione eucaristica perché questa comunità possa continuare a essere luogo di incontro col Risorto, e chiedo anche a voi di pregare per me nei delicati nuovi compiti l’Arcivescovo mi ha assegnato.
In conclusione c’è una domanda che in questi giorni balenava per la testa: che cosa resterà di questi anni vissuti assieme?
Credo due cose: che ci siamo voluti bene e abbiamo pregato assieme.
In fondo la vita nella Chiesa è questo. E questo nulla potrà cancellarlo.
Don Christian Marchica
Foto: Matteo Qualizza
IL SALUTO DEL CONSIGLIO PASTORALE E DELLA COMUNITÀ
Caro don Christian
nel momento in cui si è saputo della tua nuova destinazione dentro la mia mente, e penso nella mente di tutta la comunità di San Marco e Madonna di Fatina, si sono avvicendati due sentimenti: tristezza e gioia.
Tristezza perché in questi 4 anni tu sei entrato nei nostri cuori, sei diventato una parte della nostra comunità e quindi la tua partenza lascerà una ferita.
Ci mancheranno la tua giovinezza, le tue messe cantate in friulano e latino, ci mancherà l’incenso, ci mancherà la tua voglia di fare – tipica di quelli della tua età -, mancherai ai ragazzi, al coro, a tutti, mancherai a don Carlo. Speriamo in un nuovo aiuto per lui perché altrimenti sarà dura.
Gioia perché la tua nuova destinazione ti farà crescere ancora di più.
Ti dedicherai al percorso di studi specialistici in liturgia a Padova, dove andrai 3 giorni alla settimana, che ti servirà per l’impegno che hai già come vicedirettore dell’Ufficio liturgico diocesano.
Lo studio poi è stato sempre una cosa importante nella tua vita. E infine ti dedicherai al servizio di pastorale universitaria, figura che mancava nella nostra diocesi, e gli universitari saranno per te una nuova esperienza, i nuovi scout della tua vita.
Pertanto a nome del Consiglio pastorale e di tutta la comunità ti dico grazie per questi quattro anni della tua vita che hai dedicato a noi.
E concludo con la lingua a te tanto cara dicendoti “ad maiora”
Il Consiglio pastorale e la comunità
IL SALUTO DEI GIOVANI
Caro don Christian,
Sei arrivato vestito di nero, tutto elegante con la valigetta e noi perplessi abbiamo subito pensato: “ma chi ci hanno mandato”?
In poco tempo, però, sei riuscito a integrarti nella comunità e hai saputo donarti con tutto te stesso, soprattutto a noi giovani.
Siamo cresciuti insieme come assistenti e animatori aiutando ad accompagnare bambini e ragazzi nel loro percorso di fede e di vita.
La tua passione per la liturgia e i sacramenti, che all’inizio vedevamo con scetticismo, ci ha insegnato molto: sei stato una guida per i cresimandi, per le giovani coppie che in questi anni si sono sposate e per chi ha ricevuto il battesimo.
Ci hai insegnato a pregare la compieta, ti abbiamo visto servire ai tavoli in sagra e a distribuire frico e crepes, ma nessuno dimenticherà mai la telecronaca nei giochi di Pierabech!!
Siamo certi che non vai via leggero, perché parti con un bagaglio colmo di esperienze, incontri e testimonianze che questa comunità ti ha donato, anche e soprattutto grazie alla presenza di Don Carlo che ti ha accolto e ti ha dato la possibilità di dedicarti a noi giovani. Sicuramente questa valigia ha ancora molto spazio che ti auguriamo di riempire con tutte le nuove esperienze che vivrai e le persone che incontrerai.
“Veniamo da te chiamati per nome, che festa signore tu cammini con noi”, sono le parole della bellissima canzone che ci hai fatto scoprire, ma non sono solo parole: la tua presenza in mezzo a noi è stata testimonianza del fatto che anche il Signore cammina con noi.
Continueremo a camminare insieme su strade che sembrano diverse, ma ci piace pensare che siano solo sentieri della stessa via.
Grazie per questi anni trascorsi insieme e buon cammino!
Il gruppo giovani San Marco
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